Notule
(A cura di
LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)
NOTE E NOTIZIE - Anno XV – 10 novembre 2018.
Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org
della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia”
(BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi
rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente
lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di
pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei
soci componenti lo staff dei
recensori della Commissione Scientifica
della Società.
[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]
Aggiornamento sui nuovi sviluppi
nella terapia delle cefalee. Le numerose forme di cefalea, dai lievi e temporanei
mal di testa da cause banali fino alle emicranie intrattabili, costituiscono
una realtà quotidiana per la medicina di primo intervento; pertanto, è
indiscutibile l’utilità di un aggiornamento sintetico ma completo, quale quello
pubblicato in questo mese da Bohm e colleghi della
Mayo Clinic. I progressi nelle conoscenze di fisiopatologia, che hanno
consentito l’identificazione di nuovi biomarkers e geni di predisposizione, si sono tradotti in
una gamma di nuove opzioni terapeutiche. Fra queste, oltre alle tecniche non
invasive di stimolazione cerebrale, vi sono vari nuovi anticorpi monoclonali,
antagonisti del peptide associato al gene della calcitonina, agonisti
recettoriali del 5-HT1F, tutte importanti alternative nei casi di
controindicazione dei triptani. [Bohm P. E. et al., Mayo Clin Proc. 93 (11): 1648-1653, 2018].
La birra non alcoolica protegge dal
danno neurodegenerativo da alluminio. L’assunzione di alluminio è stata
associata alla patogenesi di varie malattie neurodegenerative. Alcuni studi
hanno dimostrato che il consumo regolare di birra è in grado di neutralizzare
gli stati pro-ossidativo e infiammatorio tipici dell’intossicazione indotta da
nitrato di alluminio; su questa base, Merino e colleghi hanno condotto uno
studio che ha dimostrato l’efficacia della birra non alcoolica nel prevenire
eventi neurodegenerativi causati dall’assunzione tossica del metallo. [Merino
P. et al., Food Chem Toxicol.
118: 784-794, 2018].
Gli ormoni sessuali femminili
svolgono un ruolo importante nei processi cognitivi. Il deficit di estrogeni per
ovariectomia e la riduzione in menopausa producono effetti sui processi
cognitivi da tempo studiati, ma sulla cui entità non vi sono dati univoci. In
femmine di ratto Wistar prive di funzione ovarica
sono state studiate le prestazioni cognitive da Djiogue
e colleghi. Una riduzione del 40% della memoria a lungo termine, del 30% della
memoria spaziale e in varia misura di altre prestazioni cognitive, fuga ogni
dubbio sull’importanza degli estrogeni per la cognizione nelle femmine dei
roditori. [Djiogue S. et al., Behav
Brain Funct. 14 (1): 14, 2018].
Dopo oltre 50 anni dalla scoperta,
nuove funzioni dell’actina nucleare. Anche se l’actina del nucleo è
stata scoperta più di 50 anni fa, per decenni non è stata attivamente indagata,
probabilmente per scetticismo dei ricercatori. Il ritorno di interesse per
questa molecola ha poi presto fatto comprendere che l’entrata e l’uscita dal
nucleo dell’actina è rigorosamente regolato. La struttura della proteina nel
nucleo non è stata ancora bene definita, ma è noto che può presentarsi come
monomero, polimero e in forma di bastoncello. Numerosi studi, condotti sui
meccanismi, hanno portato alla scoperta di una gamma straordinaria di funzioni.
L’actina nucleare, ad esempio, regola l’attività delle RNA polimerasi e di
importanti fattori di trascrizione; modula l’attività di complessi rimodellanti
la cromatina e degli enzimi istone-deacetilasi;
interviene nella programmazione trascrizionale; partecipa alla riparazione del
DNA; media il movimento e l’organizzazione della cromatina; ha ruoli nella
meiosi e nella mitosi. È stato anche accertato che la struttura e l’integrità
dell’involucro nucleare e dei compartimenti sub-nucleari sono regolati
dall’actina nucleare. Inoltre, la proteina è stata studiata per la sua
partecipazione a patologie umane, quali le malattie neurodegenerative, il
cancro e le miopatie. [Kelpsch D. J. & Tootle T. L. Anat Rec. (Hoboken) AOP – doi:
10.1002/arr.23959, Oct. 12, 2018].
Dalla filosofia di Seneca che “cura
l’anima” al sapere che agisce sulla fisiologia dell’organismo attraverso la
mente.
All’inizio del Seminario sull’Arte del Vivere, al fine di trovare la
collocazione delle proprie riflessioni fra la prospettiva dell’Io e la
dimensione del mondo, si presero le mosse dai tre grandi classici del pensiero
filosofico che sono anche opere autobiografiche, ossia, in ordine cronologico:
l’Apologia di Socrate di Platone, le Confessioni di Sant’Agostino e il Discorso sul Metodo di Cartesio.
Definito uno stile di esercitazione, che tende costantemente a studiare in
chiave psicologica l’esperienza vissuta di concetti filosofici, si è adoperata
la traccia del pensiero di Lucio Anneo Seneca che,
come alcuni pensatori greci prima di lui, definiva la filosofia proprio “arte
del vivere”. Pur impiegando la “guida” di numerosi autori, esperienze
interdisciplinari e conoscenze neuroscientifiche sui rapporti fra processi
cerebrali e funzioni psichiche, per alcuni anni si è conservato un costante
riferimento di fondo ai concetti fondanti la saggezza del filosofo di Cordova.
Quest’anno, gli incontri neuroscientifici sulle basi cerebrali del senso
estetico e dell’arte, che hanno avuto inizio nel mese di gennaio, hanno
prodotto dei materiali interessanti per i partecipanti all’Arte del Vivere.
L’elaborazione seminariale ha dato luogo a numerose riflessioni sul valore di
un’educazione alla ricerca della bellezza e di un esercizio all’integrazione di
questa importante dimensione dello spirito e della cultura nelle dinamiche
della psicologia individuale e collettiva. I numerosi temi e problemi derivati
dallo studio di questo argomento, che vanno dalle differenze cerebrali
individuali nell’elaborazione dell’esperienza estetica alla psicologia della
dimensione antropologica e spirituale della bellezza, non sono certo esauriti,
e sicuramente assisteremo a sviluppi ulteriori in un futuro immediato;
tuttavia, proprio dal filone della valenza terapeutica dell’esperienza del
bello, è emerso il bisogno di tornare alla filosofia di Seneca quale terapia dei mali dell’anima (v. Giovanni
Reale, Bompiani, 2004).
Lo spettro che va dai disturbi della nosografia psichiatrica a tutte le
forme di sofferenza morale, frustrazione affettiva e stress, nei testi di Seneca corrisponde alla categoria dei “mali
dell’anima”. Lo scopo principale della conoscenza filosofica consiste, secondo
il pensatore di Cordova, proprio nello sviluppo delle migliori potenzialità
della natura umana, curando i mali psichici. L’attualità di questo pensiero si
evince facilmente da queste due citazioni: “Noi siamo nati in questa condizione
di viventi soggetti a malattie dell’anima, non meno numerose di quelle del
corpo, non perché siamo ottusi e tardi, ma perché non facciamo uso del nostro
acume e siamo esempio di male l’uno all’altro” (L’ira, II 10, 3). “Perciò, se vorrai star bene, cura soprattutto la
salute dell’anima, e poi quella del corpo, la quale non ti costerà molto” (Lettere a Lucilio, 15, 1).
La cura dei mali della psiche su base scientifica, ossia la psichiatria, è
nata poco più di un secolo fa, ma è presto approdata alla conclusione che i
disturbi che originano nella mente interessano anche il corpo e che
quest’ultimo, quando è interessato da processi patologici, determina effetti,
di vari entità, sulla psiche. Dalla cultura psichiatrica del Novecento sono
nate la medicina psicosomatica, la neuroimmunologia,
la neuroendocrinologia e altre branche di studi medici che hanno consentito il
superamento della cesura mente/corpo.
L’origine della filosofia, ossia della saggezza derivata dalla conoscenza,
quale “cura dell’anima” si fa risalire a Socrate, che considera la natura
dell’uomo come psyché, ossia capacità
di intendere e volere, con tutto quanto questo comporta. Platone, nell’Apologia di Socrate, ci presenta la
“cura dell’anima” come il fondamento del messaggio etico e, quindi, quale
nucleo essenziale del suo pensiero filosofico. Inoltre, Socrate indica, quale
missione affidatagli dal dio, l’esortazione rivolta a tutti gli uomini di
“prendersi cura della loro anima” più che del proprio corpo e dei propri averi.
Nei primi incontri del Seminario su questo argomento, il nostro presidente
citava la celebre costruzione metaforica che Platone utilizza nel Carmide per
insegnare la necessaria complementarietà tra pharmacon e filosofia, ossia tra medicina del corpo e dell’anima:
il giovane Carmide soffriva di un forte mal di testa che nessuno riusciva a
curare; Socrate si presenta a lui, dicendogli di conoscere il modo per vincere
la sua sofferenza: il rimedio consisteva in un’erba medica, un pharmacon, che sarebbe stata efficace
solo se il suo uso fosse stato associato a un incantesimo. L’incantesimo rappresentava la cura dell’anima.
L’apologo rendeva bene la concezione della medicina greca più progredita, che
riteneva sempre necessario curare la parte
ammalata non limitandosi ad essa, ma prendendosi cura dell’intero. Per Platone, l’intero dell’uomo
è costituito da corpo e anima insieme.
Uno dei primi obiettivi per i partecipanti al Seminario sull’Arte del
Vivere è imparare a fare in modo che il
sapere che si acquisisce agisca sulla fisiologia del proprio organismo,
creando le condizioni di fondo per ottenere stati funzionali psico-fisici di
equilibrio, percepiti come condizione di serenità, in grado di esprimere forza
e adeguati alla realizzazione del fine di vivere nel modo desiderato. Il primo
passo per conseguire tale capacità è proprio imparare a prendersi cura della
propria dimensione psichica, sia di quella parte della mente cui abbiamo
accesso con la coscienza, sia delle altre componenti, che includono il rapporto
di regolazione da parte del cervello della fisiologia più periferica e
viscerale.
Notule
BM&L-10 novembre 2018
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